Albergo Diurno Venezia
L'Albergo Diurno Venezia appartiene alla categoria "Posti che bisogna assolutamente visitare quelle pochissime volte che sono aperti".
Normalmente, infatti, è chiuso al pubblico ed è stato aperto solo un fine settimana (il 22-23 marzo 2014) grazie all'opera del FAI che lo ha riscoperto, reso agibile e visitabile per poche ore. Malgrado questo i milanesi che hanno voluto visitarlo sono stati centinaia e la riapertura è stata un grandissimo successo.
Probabilmente vi starete domandando cos'era questo posto che ha attirato così tanta gente in un solo weekend.
L'Albergo Diurno Venezia fu pensato e costruito per offrire servizi igienici, bagni e docce ai viaggiatori e ai milanesi. Si trattava di uno spazio, ricavato pochi metri sottoterra in Porta Venezia, in cui c'erano alcune attività (un barbiere, un'agenzia viaggi, una manicure e altro ancora) e una serie di stanze da bagno attrezzate anche con lavanderia e stireria.
Fu inaugurato nel 1925 e fu posto in una zona che allora era periferica e in cui i servizi igienici nelle case erano carenti e poco diffusi. In più all'epoca chi viaggiava in treno, con le locomotive a vapore, arrivava spesso sporco e con la necessità di lavarsi e cambiarsi (il che a ben pensarci mi ricorda un po' quello che succede con i treni di Trenord, ma questo è un altro discorso..) e il Diurno offriva esattamente questo servizio.
Il suo fascino deriva dal fatto che, malgrado sia in una zona centralissima, da cui ogni giorno passano migliaia di persone, negli anni è stato completamente abbandonato, la porta di accesso (che si trova sulle scale della metropolitana) è stata sprangata con delle assi ed i locali sono rimasti lì, con i gli arredi, le piastrelle e le decorazioni, dimenticati ma in qualche modo conservati e oggi, varcarne la porta d'ingresso equivale a fare un salto nel passato.
In realtà i bagni furono utilizzati fino agli anni 80 ma i locali furono chiusi ufficialmente solo nel 2003 perché nell'ultimo periodo era rimasto solo un barbiere che non voleva assolutamente traslocare. Ma la sua attività non fu sufficiente a tenere in vita tutta la costruzione che pian piano diventò inagibile.
E così anche il barbiere alla fine dovette rassegnarsi ad abbandonare il diurno che è rimasto poi dimenticato fino a poco tempo fa, quando è stato riscoperto e, con un paziente lavoro, parzialmente ripulito e reso visitabile.
Al Diurno si accede tramite una piccola porta posta sulle scale che scendono alla metropolitana in corso Buenos Aires. Una volta entrati ci si ritrova nella prima parte, un salone sormontato da un soffitto a volta con lucernari ovali ed affiancato da due navate in cui erano ospitate le varie attività.
Sulla destra si trova il bancone in cui c'era la cassa con alle spalle il listino prezzi ancora visibile e ben conservato.
In fondo al salone, sulla sinistra, c'è una sala d'attesa che precede l'accesso alla zona dei bagni. Nel pieno dell'attività, infatti, i clienti erano anche 500 al giorno.
Oltrepassando la porta in fondo al salone si accede al reparto terme, la zona dei bagni.
All'entrata c'è una fontana con una statua dedicata alla dea IGEA, la dea dell'igiene, della salute del corpo e della prevenzione. L'acqua sgorgava dal serpente posto sulla spalla della dea.
Si è scoperto proprio ultimamente che la statua è stata realizzata da Luigi Fabris, un famoso scultore e ceramista che, tra le altre cose, aveva realizzato anche il "Monumento ad un caduto dell'aeronautica" per il Cimitero Monumentale.
Dai due lati della scultura si dipartono due corridoi che ospitano le stanze da bagno per gli uomini e per le donne. I bagni, a loro volta, erano divisi in "bagni di lusso" e "bagni semplici".
Ogni stanza era numerata e aveva una lucina rossa che indicava se era occupata. Le piastrelle, la rubinetteria e i marmi risalgono tutte agli anni 20-30. Alcuni particolari sono stati aggiunti poi nel corso degli anni, come per esempio i profili in alluminio sulle pareti che delimitano alcune docce che furono aggiunti negli anni 50.
Quando l'ho visitato io era agibile solo il corridoio con i bagni delle donne a metà del quale c'è un locale lavanderia con una certa quantità di biancheria. Qui, oltre agli asciugamani dei bagni venivano lavati e stirati anche gli indumenti dei clienti.
In giro ci sono anche un paio di sedie da barbiere originali che, chissà quando, erano state spostate e abbandonate lì.
Percorrendo il corridoio si arriva ad un'altra uscita, che sbuca in Via Tadino, dietro piazza Oberdan.
Subito prima di uscire c'è una vecchia cabina telefonica degli anni 20 tutta in legno. Originariamente si trovava all'entrata, prima della cassa, ma poi è stata spostata e lasciata vicino all'uscita secondaria che, ad un certo punto, non veniva più utilizzata.
Uscendo ci si trova dietro piazza Oberdan sotto una pensilina in cemento e ferro battuto, unica indicazione visibile dall'esterno di questo incredibile scorcio di passato nel cuore di Milano.
Un'ultima nota prima di chiudere. Come ho detto il giorno in cui ho visitato l'Albergo Diurno Venezia, era stato aperto dal FAI. Io sono arrivato prestino e ho fatto più di un'ora di coda per entrare.
Ma quando sono uscito, sono tornato nella metro di Porta Venezia, dove c'era la coda, ed era lunghissima. Ci volevano circa 3 ore d'attesa per entrare.
E' veramente un peccato che eventi del genere siano solo occasionali, credo sia evidente l'interesse che suscitano.